domenica 17 giugno 2012
Marcella Bella - Compleanno di una grande Regina interprete originale del panorama musicale Italiano
(Catania, 18 giugno 1952).
INTERVISTA A MARCELLA DAL GIORNALE LA REPUBBLICA
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03 giugno 2012 — pagina 9 sezione: PALERMO
IL REGALO più bello per i suoi quarant'anni di carriera gliel'ha fatto il fratello Gianni. Non poteva aspettarselo Marcella Bella, sessantenne vitalissima, un fiume di successi da "Montagne verdi" evergreen che ogni italiano canticchia fin da bambino - al recentissimo "Femmina bella", disco nato a Cuba grazie a Cristiano Malgioglio, trionfo di ritmi e di sensualità per una Marcella che esalta la sua mediterraneità. Il regalo inatteso è una canzone che forse segnerà il ritorno di Gianni Bella. Il cantautore catanese due anni fa è stato colpito da un ictus che gli ha tolto la parola e l'uso di una gamba ma non la possibilità di creare anche se finora l'autore dei maggiori successi di Marcella e di Celentano non ne ha avuto né voglia né forza. «Dai miei fratelli Gianni, Rosario e Antonio, musicisti e parolieri sono stata cullata tutta la vita - racconta con emozione Marcella - a loro sono legatissima ma il fatto più straordinario è successo due settimane fa. Con Rosario siamo andati a trovare Gianni a Parma dove vive e dove lotta almeno per tornare a camminare. Ma è successo il miracolo.A un certo punto io gli faccio: Giannuzzo, chissà quando tornerai a scrivermi una canzone, e lui mi ha fatto segno di andare giù nello studio, ci ha fatto capire che aveva scritto un motivo e ha invitato Rosario a suonarlo. Poi mi ha fatto segno col dito come per dire è per te.È stata un'emozione meravigliosa, è la sua prima canzone dopo essere stato colpito da questo maledetto ictus. Non l'ha ancora finita, la fa pezzo per pezzo perché fatica molto. Ci siamo messi tutti a piangere, lui, io. Sareddu. È la prima volta che lo racconto e spero che Gianni possa tornare a scrivere le sue bellissime canzoni».
Suo fratello è stato determinante per lei? «C'è sempre stato, cambiavano gli autori dei testi - Bigazzi, Mogol - ma Gianni è la colonna sonora della mia vita artistica».
L'altro regalo gliel'ha fatto Cristiano Malgioglio producendo quest'album che scardina una certa immagine da signora borghesee la scatena nella salsa cubana. Nei testi rossetti, tacchi alti e sottane di seta. «È un disco che mi ha tirata su perché era un momento triste, pensando a Gianni e a quel che succede in Italia, soprattutto al lavoro che manca. I testi li ha scritti divertendosi Cristiano, che vede in me l'esagerazione della femminilità, forse perché un pochino si identifica. Lui amplifica tutto ciò che è femminile il cheè tipico di chi ha una certa sensibilità». S'è divertita? «Moltissimo, che entusiasmo con i musicisti cubani, i ballerini, il ritmo, la freschezza di questa musica ed anche il cammeo con Maria Grazia Cucinotta che nel video presenta "Malecón", la canzone ispirata alla famosa avenida dell'Avana.
Ci siamo uniti tre siculi e lei così splendida e semplice, mi ha conquistato. Abbiamo in comune la terra, i colori, il senso della famiglia, dei figli, l'amore».
Otto Festival di Sanremo, 14 Festivalbar, sei Mostre internazionali di musica leggera e alcune svolte importanti come con "Nell'aria", grande canzone intrisa di sensualità e passione, "Lady anima" importante prova sui temi dell'omosessualità, ma la sua icona rimane "Montagne verdi".
«Intanto devo dire che con la voce cerco di trasmettere le emozioni che provoe se quando canto non ho la pelle d'oca, non sono contenta.
"Montagne Verdi" è il debutto, ero una ragazzina che cantava questa canzone pulita, bella, semplice, il treno dal Sud, la nebbia, il pianto e poi via via sono cresciuta e sono arrivati i pezzi importanti».
Quanti ricordano che fu "tutta colpa" di Teddy Reno? «Lui e Rita Pavone cercavano a Catania voci nuove per Ariccia. I miei fratelli più grandi mi iscrissero sapendo che non ero timida, salii sul palco, cantai "Nessuno mi può giudicare" e tutti rimasero rapiti dalla mia voce e dalla mia grinta.
Teddy Reno mi si avvicinò e mi disse: ehi ragazzina quanti anni hai? Perché qui bisogna averne quindici. Io risposi infatti ne ho 15 e vinsi la gara». Ma di anni ne aveva tredici! Poi che successe? «Tanta gavetta, locali, serate, nottate in bianco, e pianti. Quando partii dalla Sicilia, feci il primo disco che andò male. Era durissimo mantenermi al Nord, eravamo un gruppo di siculi compreso mio fratello che mi seguì passo passo con la sua chitarra. Più avanti si aggiunsero Rosario, pianista, e Antonio, filosofo paroliere. Gianni era responsabile della mia incolumità».
E lasciaste a casa il papà tenore.
«Che aveva una voce meravigliosa, era nel coro del Massimo Bellini e ci ha instillato il germe della lirica.
Ma non ho mai pensato di fare la soprano, chissà, col mio temperamento avrei potuto essere Carmen». Però la mamma cercava di tenerla a freno.
«Ha provato a tenermi a casa, non voleva che andassi in giro, ma poi si lasciava convincere dai miei fratelli. La mamma vive tra Catania e Parma e ancor oggi mi dice sempre cosa devo fare. Ha 84 anni, una forza incredibile, ed è modernissima». Dov'era la vostra casaa Catania? «Sono nata in piazza Bovio, vicino via Umberto I, quando vado ci passo sempre e la indico a mio marito, un copione che si ripete: la pasticceria con le crespelle più buone della città e la granita di mandorle che è la prima cosa che mi aspetta».
Non è vero, l'aspettano anche i fan che sul web reclamano suoi concerti in Sicilia.
«Penso che stavolta li accontenterò. Da anni non faccio concerti perché sono diventata troppo esigente e pretendo qualità, in autunno forse ce la farò».
Il suo ricordo più caro? «La casa in collina a Ficarazzi, il cane lupo, il giardino, le margherite bianche, avevo tre anni ma ne ho una nitida immagine». © RIPRODUZIONE RISERVATA
- SERGIO BUONADONNA
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